Sagra De San Luguan Auronzo
  • Home
  • Storia
    • San Lucano Vescovo
    • La chiesa di San Lucano
    • La chiesa di Santa Caterina
    • La chiesa di Santa Maria Assunta
  • Il Paese
    • Architettura Religiosa
    • Angolo Proverbi
  • Manifestazioni
    • 2010 - 2014 >
      • 2010
      • 2011
      • 2012
      • 2013
      • 2014
    • 2015 - 2019 >
      • 2015
      • 2016
      • 2017
      • 2018
      • 2019
  • Lotteria
    • 2010 - 2014 >
      • 2010
      • 2011
      • 2012
      • 2013
      • 2014
    • 2015 - 2019 >
      • 2015
      • 2016
      • 2017
      • 2018
      • 2019
  • Foto
    • Serate
    • Serigrafie
  • Web cam e Meteo
  • Contatti
  • Siti amici
  • Parlano di noi

LA CHESA DI SAN LUCANO
Download pdf

LA VILLA DI S. LUCANO

Così era chiamato una volta il gruppo di borgatclle che ora sono comprese nel nome di Villapiccola d' Auronzo, II 7 febbraio 1352 l'arcidiacono e il capitano del Cadere sentenziarono quale quota di spesa spetti alla chiesa di Villapiccola per il pievano e stabilirono che giusta la vecchia consuetudine, delle entrate e delle spese quelli della Villa di S. Giustina abbiano due parti e quelli della Villa di S. Lucano la terza, anche delle Messe. Anche nel 1604 quando il notaio Barnabò disegnò una grossolana carta topografica di gran parte del Gadore, chiamò Auronzo le borgate attorno alla chiesa di S. Giustina, e S. Lugan Villapiccola.

LA CHIESA VECCHIA

Quale fosse la prima chiesa di S. Lucano non ci è dato di sapere ma si pensa che come tante altre chiese abbia avuto origine da un capitello, sostituito verso il 1300 da una chiesa, poiché nel 1352, da un documento, si sa che esisteva una chiesa di S. Lucano. Afferma don P. Da Ronco che il 29 settembre 1439 mons. Pietro, vescovo di Pedena (Istria), consacrò la chiesa di S. Lucano. E' certamente quella che venne demolita dopo la costruzione dell'attuale. Il 22 settembre 1604 il Vescovo Ermolao Barbaro, arcivescovo di Tiro, coadiutore del patriarca d'Aquileia, visita la parrocchia d'Auronzo. A S. Lucano, segna il cancelliere nel verbale della visita, ci sono 22 fuochi, il campanile ha due campane, la chiesa ha tre altari, il coro è dipinto con la storia del Santo, l'altare maggiore è di pietra con icona di legno scolpita e dorata, con S. Giovanni Battista e S. Lucano. Il reddito della chiesa era di L. 154 più altre 100 di incerti.
Evidentemente l'aumento della popolazione e lo scarso riparo che, specialmente d'inverno, si poteva dare ai fedeli costretti sotto la tettoia, costrinsero a pensare a una nuova chiesa, più ampia, che fosse degna non solo di Dio e del Santo protettore, ma anche delle fortune economiche della borgata. Così il 26 marzo 1839 il comune d'Auronzo deliberò di costruire una nuova chiesa di S. Lucano.

LA NUOVA CHIESA : L'ATTUALE

La Delegazione Provinciale (l'odierna prefettura) incaricava l'ing. L. O. Palatini di Pieve di scegliere il luogo, stabilire la capienza, il numero degli altari. L'ing. Palatini sceglie il terreno a mezza strada tra le due borgate di Villapiccola e Cella, in vicinanza alla vecchia chiesa. II terreno è di proprietà del beneficio parrocchiale “ghiaioso compatto, solido senza dubbio”.Il campanile vecchio “di grandiosa mole” potrà servire anche per la nuova chiesa di 400 mq. di superficie interna, di cinque altari. La spesa viene prevista di sessantamila lire austriache.
L'ing. Palatini progettava di costruire la nuova chiesa dietro la vecchia ma non proponeva di lasciarla sussistere. Veniva calcolato anche il ricavato delle pietre, della ferramenta e del legname della vecchia. L'ing. Palatini presentava il suo studio preliminare il 12 luglio 1839. Della compilazione del progetto veniva incaricato l'arch. Giuseppe Segusini (Feltre 1801 - Belluno 1876) allora in auge come una celebrità dell'arte. Egli aveva progettato ed eseguito il nuovo teatro di Belluno, vincendo opposizioni fortissime, aveva ampliato la chiesa arcidiaconale di Agordo e costruito il municipio di Belluno.
Il 10 giugno 1841 l'arch. Segusini presentava il progetto della nuova chiesa prevedendo «per far cosa degna» senza tanti ornamenti una spesa di L. 119.380, ma l'amministrazione comunale pur avendo provveduto per l'approvazione superiore, non pensava fosse giunto ancora il momento della ristrutturazione.
Nel 1847 la frazione di Viliapiccola aveva in cassa, riservate per la nuova chiesa, le sessantamila lire previste dal progetto Palatini, ma non ancora quelle previste dal Segusini. Per non tenerle infruttuose, colse l'occasione di darle ad interesse all'impresario lombardo Antonio Talacchini, ben noto in provincia per aver costruito la strada da Ponte nelle Alpi ad Ampezzo e la strada della Valle del Comelico, da restituire in due rate, la prima entro il dicembre 1847, la seconda entro il dicembre 1848. Nel 1848 il comune preparò gli atti per l'asta dell'opera, ma gli avvenimenti politici quell'anno eroico impedirono l'attuazione e il comune volle garantirsi del credito verso il Talacchini, ipotecando quanto questi doveva ricevere dai comuni del Comelico per la strada eseguita. A tutto il 16 dicembre 1849 il Talacchini non versò né parte del capitale né gli interessi. Così Auronzo dovette chiedere il 16 dicembre 1849 l'autorizzazione a citare il Talacchini a pagare L. 60.000 di capitale e L. 5933,33 d'interessi. II 17 aprile 1850 la Delegaz. Prov. di Belluno autorizza la pubblicazione dell'asta per la costruzione della chiesa, ritiene prima doversi invitare il Talacchini, senza bandire l'asta, ma il Talacchini non accettò di eseguire il lavoro ai prezzi stabiliti dal Segusini e cosi si passò all'asta. L'avviso a stampa per l'asta era stato preparato nel 1848, lo si usò ugualmente sostituendo la data con quella del 28 settembre 1850. Andata deserta l'asta, se ne indisse una nuova il 16 novembre 1850 con scadenza del 31 dicembre 1850, Concorreva Domenico Bernasconi fuori d'asta. Il 4 febbraio 1851 la Deieg. Prov. autorizzava la stipulazione del contratto con Bernasconi avendo egli versato la cauzione di L. 5000. Il Bernasconi di Bissone (Lugano) assunse il lavoro il 31 marzo 1851 e doveva finirlo entro quattro anni. Il 4 aprile Segusini e altre autorità fanno la consegna dei lavori. Il 22 luglio, 1851 si poneva la prima pietra.
L'area su cui doveva sorgere il tempio era di proprietà della chiesa di S. Lucano, ma poi si decise di costruirlo più a valle in modo da evitare parte dello scavo nel monte a Nord. Allora oltre ai 3160 mq, di proprietà della chiesa si dovettero occupare anche mq. 672,73 di proprietà privata. Si poté avere anche l'area per raddrizzare la strada congiungente Cella con Villapiccola, ch'è l'attuale. Il terreno occorrente per la chiesa, per il piazzale e per la strada costò L. 4161,95.
Iniziatosi lo scavo delle fondazioni sotto la diretta e quotidiana vigilanza di Angelo Del Favero Sonello da Cibiana ci si accorse che la gradinata d'ingresso e la facciata abbisognavano di palafitte, data la natura molle del terreno. Ciò costò perdita di tempo, l'uso di settanta piante di larice per le palafitte (valore L. 436,50); una spesa maggiore. Il lavoro proseguì poi regolare con le inevitabili sospensioni dovute ai mesi freddi. Per le armature e per le palafitte si dovettero tagliare 600 piante, con una spesa addizionale che si previde in L, 2000 e fu poi di L. 3673,75. Alla fine di dicembre le spese addizionali sommavano già a L. 17277,38. Circa mille piante diede il comune per la costruzione della chiesa per circa L. 7322,03, di cui 290 recise in Rusiana e 100 in Pian da Barco. Il pavimento della chiesa doveva essere in pietra della cava di S. Caterina dello spessore di 10 cm. da porre su terra battuta, ma poi si preferì sostenere la maggiore spesa e far portare le lastre di pietra da Castellavazzo.

LA STATUA DEL SANTO

Quando nel 1854 la popolazione vide la maestosità del tempio innalzato ma non compiuto, accolse la proposta dell'arch. Segusini di ornare l'atrio con la statua del santo patrono. Il Segusini preparò il progetto e, d'accordo cogli amministratori, si diede l'incarico della scultura al giovane Tomaso De Nicolo da Vigo che aveva appena finito lo studio nell'Accademia di Belle Arti di Venezia e che ormai era noto come un ottimo artista prevedendo un compenso di L.4000.
Eseguita la statua, il 29 aprile 1859 il prof. di scultura Luigi Ferrari la esaminava e si diceva «in grado di dichiarare essere questa statua condotta a suo perfetto compimento e secondo le prescrizioni dell'Egregio Architetto sig. Giuseppe Segusini sia per la qualità della pietra adoperata, sia per le proporzioni della statua in quella lettera ordinate. Aggiunge inoltre che lo scultore sig. Da Rin condusse il proprio lavoro con bravura ed amore tali che si può affermare aver egli superato in merito il suo modello confermato col fatto quanto la Presidenza Accademica dichiarava nel suo rapporto del 7 settembre 1857 n. 618 al Commissariato d'Auronzo». La statua doveva avere uno spessore di m. 1,10, m. 2,75 di fronte alla base e un'altezza di m. 2,40. Oltre le 4 mila lire pagate allo scultore, la frazione di Villapiccola spese a. L. 1596,21 (fiorini 558, 67) per il trasporto da Venezia ad Auronzo e per l'armatura occorsa per il collocamento. Lo scultore ebbe risarcite austriache L. 3600 per la pietra di Costozza usata e per la fusione del pastorale.

IL TETTO

La grande cupola, secondo il progetto, doveva essere coperta con lastre di zinco, il tetto delle altre parti in tegole; ma poi nel luglio 1853 l'amministrazione comunale scriveva all'I. R. Amministrazione Minerale d'Auronzo d'aver deciso di coprire la nuova chiesa con lastre di piombo; voleva per ciò la deputazione che il piombo ricavato dalla miniera dell'Argentiera, oltre il decimo spettante al Comune, venisse riservato e ridotto in lastre per detto tetto. Il piombo sarebbe stato necessario nell'aprile. Nel 1854 la deputazione avrebbe provveduto per il pagamento del piombo e anche per la laminatura. Il 5 agosto 1853 l'amministrazione minerale rispondeva accettando.
Ma il piombo dell'Argentiera non era sufficiente e allora il Comune dovette rivolgersi a Spiridione Mùhlbacher di Bleiberg, in Carinzia. Il lavoro non era ancora finito nell'agosto 1855 perché il piombo veniva fornito solo a pronto pagamento e il Comune non poteva sempre farlo. La spesa sommò ad a. L. 21968,56, cioè a L. 87,50 il q. per piombo condotto sul luogo.
Nel 1861 il Comune era costretto a far rifare il tetto della sola chiesa e bandiva l'asta cui concorsero vari impresari : assunse il lavoro Mansueto Siorpaes d'Ampezzo. La spesa fu di fiorini 10300,80. Nel 1872 penetrando acqua in sagrestia e dagli altri tetti della chiesa, cupola eccettuata, l'ing. G. Pagani Cesa incaricato di studiare il tipo di copertura adatto, trovò che con la scandoletta sarebbe costato L. 8275; in rame di ¾ di mm. di spessore L. 29711 ; più rinforzi al tetto, in tutto Lire 31711. Il Comune volle usare la scandoletta e appaltò a Valentino Vecellio fu Florio il lavoro per L, 5175,30.
Terminata la prima grande guerra mondiale, approfittando delle disposizioni di legge, si volle restaurare a spese dello Stato il grandioso tempio. Oltre una imbiancatura, si volle rivedere interamente il tetto che in più luoghi lasciava penetrare l'acqua e non si riusciva a trovare i buchi : lo si rifece tutto in lastre di piombo, ma poi ci si accorse che penetrava ancora acqua. Allora si diede colpa ai costoloni di legno che dividevano in spicchi la gran cupola, alleggerendola e abbellendola. I costoloni vennero tolti e il piombo sostituito con rame: è l'attuale copertura. Ne perdette in estetica la cupola, divenuta simile ad una immensa caldaia rovesciata. Anche la croce sommitale venne rifatta in modo sommario : quattro tubi incrociati in luogo di quella di legno sagomato, rivestita in piombo e dorata. I lucernari della cupola ornati a traforo venivano chiusi con lamiera di rame in luogo di vetri, per impedire alla pioggia portata dal vento di penetrare all'interno.

L'ALTAR MAGGIORE

Non potendo provvedere la chiesa di un altar maggiore in marmo, l'arch. Segusini ne disegnò uno che, eseguito in legno nelle stesse forme e dimensioni, potesse un giorno essere riprodotto in marmo.
Il preventivo era di L. 847,70, ma il Bernasconi assunse di fornire la chiesa anche del pergamo (preventivo L. 722,25), delle spalliere del presbiterio (preventivo L. 1992,92), dell'orchestra (prev. L. 602,69), ciò che in totale era preventivato per L. 4184,56, l'impresario consegnò per L. 3839.
Gli ornamenti ad intaglio di quanto sopra vennero affidati al pusterese Giuseppe Stauder. Tutte queste parti erano dunque in legno, dipinto in color chiaro e oro.
L'altare venne sostituito da uno in marmo di Carrara di cui solo il ciborio riproduce quello disegnato dal Segusini, lavoro eseguito dalia ditta Cavallini di Pove di Bassano; ai marmi frontali vennero applicali ornamenti in bronzo. Sull'altare nell'anno 1923, vennero poste le statue di S. Lucano e di S. Giovanni Battista, scolpite in legno dallo scultore Raffaele Piazza fu Isaia da Lorenzago, sostituite nel 1934 da altre due in marmo di Carrara un po' più artistiche, benedette dal pievano Mons. Puliè l'11 febbraio.
Le spalliere del presbiterio vennero, anni or sono, dipinte a finto noce, il pulpito nel 1948 venne sostituito da un altro in marmo di Carrara di disegno assai diverso, dell'ing. Mario Croff di Venezia, dono dei coniugi Larese de Santo. L'orchestra, ricavata sopra la porta maggiore, ebbe nel 1859 l'organo eseguito da GB. Lorenzi, vicentino. L'organo venne restaurato nell'agosto 1935 dalla ditta Rizzardini di Zoldo Alto.
Gli stucchi vennero tutti eseguiti da un Levis di Belluno. Si acquistarono candelabri, carteglorie, palme per i cinque altari, spendendo L. 1938.
Il 28 luglio 1856 il Bernasconi, ritenendo d'aver compiuto quanto gli spettava, chiede il collaudo, ma il Segusini liquida i conti solo il 5 aprile 1857. Il credito totale del Bernasconi per i lavori eseguiti è di L. 200.448. Ricordiamo che l'asta venne bandita per L. 121.840.

LE PITTURE

Mentre il tempio stava per essere compiuto, si volle anche decorarlo con pitture. Nella chiesa di S. Giustina aveva lavorato con plauso Giovanni De Min oltre vent'anni innanzi.
Al De Min venne fatto l'invito per le pitture da eseguire in S. Lucano, II De Min accettò, e il preventivo di spesa fu approvato dal Comune che, aveva venduto alcune taglie allo scopo di procurarsi il denaro. Il De Min dipinse ad affresco la «Discesa dello Spirito Santo» nel soffitto del coro, la «Resurrezione» nell'abside e, a finto bassorilievo, in chiaroscuro, le opere della Misericordia negli appositi spazi dell'abside e della navata.

LA CONSACRAZIONE

II Vescovo di Belluno, Mons. Giovanni Renier, giunto nella sua diocesi il 20 luglio 1856, venne pregato da mons. Gregori di consacrare il nuovo tempio non appena fosse finito.
Il 27 settembre era ad Auronzo e il 28 seguente:

«in mezzo ad uno straordinario concorso di popolo, assistito da 24 ecclesiastici consacrò questa Chiesa ed i suoi cinque altari nei quali furono riposte le Reliquie, come segue:
Nell'altar maggiore - Rel. dei Ss. Lucano Conf, e Giustina V. M.
Negli altri cominciando all'altare maggiore in cornu Evangelii:
  1. Rel. dei Ss. Andrea Ap. e Barbara V. M.
  2. Rel. dei Ss. Valentino M. Florido e Secondo Mm. e Vazza
  3. Rel. dei Ss. Joatha M., Fermo M., e Silvia ved
  4. Rel. dei Ss. Sebastiano e Cecilia V. M.
Dopo la consacrazione Mons. Vescovo tenne al popolo un eloquente e. commovente sermone. Indi fu celebrata solennemente la Messa da me P. Gabriele Gregori Pievano, cui l'I II.mo e Rev.mo Mons. Vescovo prestò l'assistenza semipontificale.
Iddio gradisca, l'offerta di questo Tempio e per l'intercessione di S. Lucano Vescovo e Confessore benedica a tutto questo Popolo e a tutti quelli che ben meritarono della fabbrica del Tempio stesso.

A P.R.M.

essendo in Auronzo
I. R. COMMISSARIO DISTRETTUALE: Luigi Merlo da Spilimbergo;
I. R. PRETORE: Gaetano Macco da. Vicenza;
PIEVANO: Don Gabriele Gregori da Vado;
COOPERATORI: Don Gio. Maria De Poi da Pozzale, Don Simone Del Favero da S. Vito, Don Giovanni Zanettì da Borea;
PRIMISSARIO: Don Valentino Ribuli da Padola;
Vacante la Mansìoneria di Villapìccola.
DEPUTATI COMUNALI: Gio. Battista Cattaruzza Moietta, Gio. Battista Corte De Checca,
Giovanni Vecellio Del Frate;
SEGRETARIO COMUNALE: Giuseppe Vecelli;
FABBRICIERI: Gio. Battista Zandegiacomo Cella, Bortolo Larese Filon, Andrea Golin»,

Veniva inoltre diffusa una litografia del pittore Marco Moro raffigurante il nuovo tempio con dedica al Vescovo. Contemporaneamente il clero Cadorino gli offriva un'altra incisione col ritratto del Vescovo circondato da fronde di alloro, racchiudenti in eleganti volute i nomi e gli attributi dei più celebri personaggi cadorini d'ogni tempo. Nel tempio, a ricordo, venivano poi poste le seguenti iscrizioni dettate da Mons. Giovanni De Dona di Lorenzago, canonico della Cattedrale di Belluno.

HANC TEMPLI MOLEM
DIVO LUCANO SACRAM
INGEN1O ET ARTE
JOSEPHI SEGUSINI FELTRIENSIS
PAROECIAM OBTINENTE GABRIELE GREGORl
POPULUS HIC DE VILLAPICCOLA
A FUNDAMENT1S EREXIT
PIETATE CONCORDI SUMPTU COMMUNI
MDCCCLVI

D. O. M.
IN HONOREM DIVI LUCANI
TEMPLUM HOC
JOANNES RAINERIUS EQUES
EPISCOPUS FELTRIENSIS ET BELLUNENSIS
PRIMA QUA FUNCTUS EST CONSECRATIONE
DOMINICA ULTIMA SEPTEMBRIS RECOLENDA
DEDICAV1T
IV KAL. OCTOBRIS AN. MDCCCLVI

ALTARI, STATUE, LAMPADARIO

Nel 1859 volle la frazione dotare la chiesa d'un lampadario da porre nel centro dell'ottagono: incaricò l'arch. Segusini del progetto e questi l'eseguì proponendo una spesa di fiorini 693,88, pur avvertendo che in un'opera simile non poteva esser preciso. I fratelli Poli di Cenecla, i famosi fonditori di campane, si assunsero l'impresa, ma presentarono nel giugno 1862 un conto di austriache lire 3007,70 (fiorini 1052,70) quasi il doppio del previsto. Il collaudatore Valendno De Lorenzo da Lorenzago trovò equa la somma richiesta dai Poli e la frazione pagò.
Nel novembre 1880 veniva benedetta la statua della Beata Vergine del Patrocinio recante in braccio il Bambino Gesù, opera egregia dello zoldano Valenrino Panciera Besarel ; dieci anni dopo lo stesso Besarel eseguiva l'altare su cui venne posta la statua : era questo il primo altare destro. II 10 novembre 1907 veniva inaugurato l'altare laterale sinistro con la statua di S. Antonio, tutte opere di Raffaele Piazza da Lorenzago, con decorazioni a colori del pittore Giuseppe Pellarin di Venezia.
L'altro altare in cornu Evangelii è dedicato a S. Lucia il cui disegno è del Piazza già ricordato, ma l'esecuzione è dell'intagliatore Emilio Vecellio Reane d'Auronzo, la statua della Santa è del Piazza, le decorazioni a colori di Arcangelo Fontana di Sappada. Venne inaugurato il 13 dicembre 1923.
Dal 18 aprile al 30 luglio 1955 veniva rifatto interamente il pavimento della navata e degli altari laterali usando il biancone antico di Verona con due fasce decorative in serpentino verde scuro, al centro un motivo ornamentale intarsiato a serpentino rosso di Francia e grigio bardiglio. I gradini negli altari laterali vennero rifatti in pietra d'Istria. La spesa fu di lire 6.775.106.

IL CAMPANILE

Demolita la chiesa antica, rimase accanto alla possente mole del nuovo tempio l'esile figura del campanile vecchio, nato probabilmente con la chiesa nel 1400. La cella campanaria arrivava alla base del timpano della facciata, la punta della piramide sovrapposta giungeva alla base della cupola.
Così mingherlino, anche se di forme gentili, così rattoppato nell'intonaco, sfigurava fortemente accanto alla bianca mole del tempio.
La demolizione della chiesa cui era addossato aveva lasciato visibile sulla parete verso la strada parte dell'affresco che la decorava. La pietà dei preposti fece riparare l'affresco con un tettuccio in legno. L'affresco era diviso in due scomparti ad arco gotico, sotto quella di sinistra c'era la porta per accedere al campanile dalla chiesa «in pietra gialla» ad archetti pensili intrecciati, formati da cordoni fortemente rilevati da una gola profonda...» frammento ne' suoi dettagli così caratteristico e prezioso per la storia d'arte locale».
Nel 1925 venne affidato all'arch. ing. Alberto Nob. Alpago Novello l'incarico d'un progetto per un nuovo campanile che fosse degno della chiesa. Il progetto venne approvato e l'appalto diede il lavoro all'impresa Antonio Monti di Auronzo. Demolito il vecchio campanile nel 1925, sulla stessa area si scavarono laboriose e profonde fondamenta, tardandosi a trovare terreno solido. L'opera era eseguita e inaugurata nell'ottobre 1927 con un nuovo concerto di campane. E' alto m. 60 e costò lire 322.000.
Ma le campane che avevano sostituito quelle fuse nel bronzo nemico nel marzo 1928, non soddisfacevano i fedeli e allora, il 15 agosto 1947, ne venivano benedette dal Vescovo Bortignon altre tre, fuse dalla ditta De Poli di Vittorio Veneto del peso complessivo di 40 quintali. La maggiore è dedicata ai Caduti di tutte le guerre.

I LAVORI DEL CENTENARIO

II Parroco don Florio De Lotto, già benemerito iniziatore ed esecutore dei lavori a suo luogo ricordati, ha voluto che in occasione del centenario la sua Chiesa avesse compiuti quei lavori di arredamento e di abbellimento che le mancavano, col contributo generoso del Comune di ben quattro milioni verrà provveduto :

  1. la decorazione della cupola con affreschi del pittore Modolo;
  2. la tinteggiatura dell'interno. Questi due lavori costeranno circa tre milioni ;
  3. rivestimento in pietra d'Istria nello zoccolo interno d'un metro d'altezza (circa un milione di lire) ;
  4. rinnovazione delle vetrate della chiesa con vetri colorati posti su telai di ferro ( oltre un milione di lire ) ;
  5. sostituzione delle quattro pile dell'acqua santa con altrettante in marmo venato di Carrara ;
  6. rinnovazione di tutto l'impianto d'illuminazione (circa un milione e mezzo di lire ) per la navata, la cupola, gli altari ;
  7. riduzione, restauro, coloritura dei banchi per circa 250.000 lire ;
  8. motorizzate le campane, con l'impianto eseguito dalla ditta Francesco Broili di Udine.

Create a free web site with Weebly